I lavoratori domestici - badanti, colf e baby sitter - non hanno avuto alcuna corsia preferenziale nelle vaccinazioni e hanno dovuto prenotarle man mano che si apriva la possibilità di accedere, nelle Regioni, per le varie fasce di età. Si tratta di una platea di due milioni di lavoratori, al servizio delle famiglie: 920.722 sono in regola, ovvero iscritti all’Inps, gli altri si stima che lavorino in nero.Tra i lavoratori censiti dall’Inps, 437mila prestano assistenza ad anziani e persone non autosufficienti, per età o per patologia, anche in regime di convivenza.
Per questo l’associazione datoriale Assindatcolf consiglia alle famiglie di inserire nei nuovi contratti di lavoro la disponibilità dei domestici a vaccinarsi contro il Covid (o la validità del green pass) come condizione necessaria per l’assunzione, soprattutto nel caso di assistenza a persone fragili. Per il presidente di Assindatcolf Andrea Zini, infatti, le famiglie hanno il diritto di pretendere la vaccinazione anti-Covid dal lavoratore da assumere o da quello già in servizio, vista la tipologia delle mansioni svolte e i rischi specifici che possono derivare per il datore e per i suoi familiari.
In alternativa, conclude Zini, se il lavoratore non vuole vaccinarsi o rinnovare il green pass, nel settore domestico è possibile il recesso ad nutum, cioè la possibilità di sciogliere il rapporto di lavoro in modo libero, senza alcuna giustificazione. Secondo Assindatcolf, non serve precisare che il motivo del recesso è la mancata vaccinazione del lavoratore domestico: «Il rapporto di lavoro domestico - continua Zini - è di carattere fiduciario, se viene a mancare questo vincolo, non è necessario precisare altre motivazioni».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)