I dati che emergono dal "Rapporto nazionale Inps sui lavoratori domestici – 2019", curato da Cinzia Carota dell'Università di Torino e da Giulio Mattioni della Direzione nazionale Inps, restituiscono una fotografia dei numeri del personale impiegato nell’assistenza domiciliare.
Nel 2002, in seguito alla legge sull’immigrazione Bossi-Fini, il numero di persone assunte come colf e badanti nel nostro Paese risultava raddoppiato ed il lavoro veniva ricoperto per l’86% da cittadini stranieri. Dal 2008—2009, a causa della crisi economica, si era registrato un aumento di cittadini italiani impiegati nell’assistenza; successivamente nel 2013 il numero dei lavoratori stranieri aveva iniziato a decrescere.
Guardando al Piemonte scopriamo che il totale di badanti e colf impiegato nell’assistenza domiciliare, nel 2018 è stato pari a 68.666 unità, con una flessione del 2% rispetto all’anno precedente, e di questi 68.666 solo il 29,5% erano cittadini italiani. Nella provincia di Torino nel 2018 risultavano lavorare 40.707 domestici, poco meno del 60% del totale dei lavoratori della regione. I numeri sono scarsi, soprattutto se si considera che nel 2012 le badanti erano 17.880 e ad oggi sono 18.547, e questo nonostante l'età media della popolazione sia cresciuta di molto in questo lasso di tempo.
Dal confronto tra i dati nazionali e quelli relativi alla regione Piemonte e al suo capoluogo se ne può in effetti dedurre che negli ultimi anni in questo settore vi è stato un chiaro aumento del lavoro nero. Infine, un ulteriore aspetto che emerge dalla ricerca è che nel 2018 circa la metà dei lavoratori risultava avere 50 anni e solo una esigua minoranza pari al 6% era sotto i 30.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)