Arriva un momento in cui si comincia a non trovare le parole, a confondere i nomi dei nipoti, a non sapere dove si sono messe le chiavi di casa: questo si chiama invecchiare. Ma non è così per tutti gli anziani. Gli americani hanno studiato gli ultrasettantenni che hanno saputo conservare incredibili abilità mnemoniche e li hanno chiamati ”super-ragers”. I neuro scienziati del Masachusetts General Hospital, coordinati dalla psicologa Lisa Feldman Barret hanno studiato il cervello di questi super-anziani arrivando alla conclusione che diverse regioni cerebrali dei nonni normali sono più ridotte rispetto ai super- ragers, le cui aree cerebrali sono risultate uguali a quelle dei giovani, come se l’atrofia legata all’invecchiamento non avesse prodotto effetti. Le aeree interessate non sono risultate quelle cognitive, ma quelle emotive. Queste aree del cervello svolgono quindi un importante ruolo nell’invecchiare bene. Capire quali fattori prevengono il declino della memoria potrebbe portare a fare importanti passi in avanti nella prevenzione di malattie legate a cali cognitivi e alle varie forme di demenza senile. Le immagini diagnostiche evidenziano i tipici danni del morbo di Alzheimer anche nei super-agers, ma non ne mostrano i sintomi. Sarà possibile allenare questa parte del nostro cervello per diventare tutti dei super anziani? Parrebbe di sì, ma solo svolgendo esercizi faticosi a livello mentale e fisico. Ecco perché fare le parole crociate e una passeggiata di venti minuti, al giorno sembra non essere sufficiente per invecchiare meglio dei propri coetanei.
(Fonte: tratto dall'articolo)