A causa dell’estrema complessità del cervello umano, i neuro scienziati hanno avuto bisogno di utilizzare organismi estremamente semplici per comprendere come funziona il nostro cervello. Per gli studi sull’apprendimento e la memoria hanno utilizzato anche il cervello di una lumaca di mare, l’Aplysia, che attiva la protezione della sua branchia con 24 neuroni sensitivi e 6 neuroni motori. L’Aplysia, è stata in grado di imparare che quando le arriva uno stimolo su una parte determinata del corpo, deve ritrarre le branchia per proteggerla. Grazie all’estrema semplicità del suo organo nervoso, i neuroscienziati hanno capito che lo stimolo ripetuto può attivare uno specifico gene, che fa nascere nuove connessioni tra il neurone sensoriale e quello motorio, che è la base biochimica dell’apprendimento. Eric Kandel, neuroscienziato premio Nobel per la medicina nel 2000, spiega che l’utilizzo del cervello ne modifica costantemente la sua architettura, il che spiega anche perché siamo tutti differenti. Siamo infatti cresciuti in ambienti e stimoli diversi. Si è quindi capito che il patrimonio genetico fornisce una impalcatura su cui si costruisce l’apprendimento. Contemporaneamente anche l’idea del patrimonio genetico si è modificata, poiché le modifiche che la vita ci porta vengono trasmesse alla progenie, come si è visto ad esempio, nei sopravvissuti dai campi di sterminio.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)