Il Parkinson è una patologia neurodegenerativa causata dalla progressiva perdita di cellule cerebrali dopaminergiche. Attualmente sono circa 300.000 gli italiani colpiti da questa malattia e, nonostante nella metà dei casi l’esordio avvenga dopo i 60 anni, si tratta di una patologia che non risparmia i più giovani: 1 malato su 4 è under 50. Oltre ai disturbi motori – quali tremore, rigidità muscolare e lentezza dei movimenti – i pazienti lamentano spesso sintomi non-motori, che compromettono ulteriormente il loro quadro clinico. Tra i più comuni, il dolore, presente nel 60% dei casi, spesso anche prima dell’esordio dei disturbi motori, ma frequentemente sottostimato e trattato in maniera inappropriata, ricorrendo perlopiù a farmaci dopaminergici. Secondo i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Neurology, l’associazione dell’oppioide ossicodone con il suo antagonista naloxone si è rivelata una promettente opzione terapeutica per una valida analgesia anche nel Parkinson. Tra i risultati più importanti del trial: dolore ridotto di almeno il 30% in circa la metà dei pazienti, minor impiego di levodopa al bisogno, miglioramento dei livelli di ansia e depressione, a fronte di un buon profilo di sicurezza.
(Fonte: tratto dall'articolo)