Nel mondo sono ben 466 milioni le persone che vivono con una perdita uditiva invalidante, che si traduce in numerose difficoltà, in primis quella comunicativa. Gli over 65 sono i più colpiti: un terzo di loro soffre di problemi uditivi, che vanno dall’ipoacusia lieve, media o grave, fino alla totale sordità, che da sola rappresenta il terzo disturbo cronico più diffuso tra la popolazione adulta mondiale.
Sono molte le conseguenze negative sullo stile di vita delle persone con problemi uditivi: non solo questa limitazione ha un forte impatto sulle capacità comunicative, ma può anche portare la persona a sentirsi sola, depressa e frustrata. Non da meno, vi sono numerose malattie strettamente correlate a un deficit uditivo non curato o trascurato: deperimento cognitivo, demenza senile, depressione. Addirittura, nei casi più gravi, morte prematura. È fondamentale non fermarsi di fronte al problema: grazie agli importanti progressi tecnologici, oggi sono disponibili numerose soluzioni tecnologiche personalizzate che permettono alle persone di tornare a sentire, trovando quella più idonea alle proprie esigenze. Il primo passo è superare l’idea di essere destinati a una condizione irreversibile. E in tutto ciò, i familiari rivestono un ruolo importante.
Sono numerosi i segnali da considerare per comprendere la necessità di una visita specialistica: tra i principali, la difficoltà di comprensione quando vi è un rumore di sottofondo, quando più persone parlano contemporaneamente o quando si deve sostenere una conversazione telefonica. Ma anche chiedere continuamente agli altri di ripetere quel che si è appena detto, sentirsi stanchi o stressati per la troppa concentrazione riposta nell’ascolto, o semplicemente ascoltare la musica o guardare la tv a un volume molto più alto del normale.
Per avviare un cambiamento culturale, che promuova una maggiore sensibilizzazione riguardo alla diagnosi e ai controlli preventivi, Fondazione Akusia promuove una campagna di informazione sul tema.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)