È necessario occuparsi delle modalità di vita della persona anziana per identificare i momenti più delicati rispetto al rischio di caduta. Questi sono, in particolare, il bagno, le alzate notturne, i movimenti dentro e fuori la casa. Si deve osservare a questo proposito che la contenzione non porta mai a risultati positivi. Anzi, un’ampia letteratura dimostra l’aumento delle cadute nelle persone contenute.
Talvolta è sufficiente richiamare l’attenzione del singolo e della sua famiglia sui momenti più critici, perché entrambi sono in grado di far tesoro delle indicazioni, prendendo i provvedimenti più opportuni. Spesso però è necessario invitare a cambiare le condizioni di vita, indicando l’esigenza di un supporto nel momento del bagno, del sonno notturno, del cammino. Tale supporto è legato in particolare alla presenza di una persona attenta e capace, generosa perché non sempre è facile “inseguire” gli spostamenti di una persona a rischio (si pensi, ad esempio, a chi è affetto da demenza con rilevanti disturbi comportamentali.
In generale chi è caduto (una o più volte) è sempre una persona fragile, sia sul piano somatico che psicologico. Ricordo a questo proposito che è stata definita una condizione chiamata “paura di cadere”, una vera è propria malattia che porta l’anziano a limitare gli orizzonti della vita. L’anziano va quindi seguito nel tempo, in particolare per gli aspetti che sono stati definiti tra i maggiori responsabili delle sue difficoltà.
Un controllo periodico è sempre indispensabile, con frequenza che varia a seconda del livello di instabilità clinica (ma mai superiore ai sei mesi). Una valutazione multidimensionale, per quanto sintetica, deve essere ripetuta con frequenza perché il medico e gli altri operatori possano sempre disporre di una lettura aggiornata delle condizioni cliniche e psicosociali della persona a rischio di caduta e quindi possano adeguare le terapie farmacologiche ed i provvedimenti sullo stile di vita.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)