Il mondo della post morte si sta adeguando alle nuove tecnologie. Spiega Davide Sisto, esperto del rapporto morte digitale, che il Death Digital Manager è il lavoro del futuro e sono tante le start-up e le aziende che si dedicano ad a intercettare il bisogno crescente di gestire i propri lasciti virtuali e trattare con la morte. Eter9, ad esempio, è un social, ancora in fase di test, dove il proprio avatar può pubblicare contenuti mentre l’utente non è connesso, quindi anche dopo la morte. Ci sono poi delle capsule del tempo, luoghi virtuali dove poter mettere foto e video a disposizione delle persone a cui si vorrà lasciare la possibilità di entrare. Nel caso di eMemory e SafeBeyond, si tratta di documenti che debbono essere aperti con chiavi crittografate, in possesso di persone scelte dagli utenti che potranno così vedere una foto, un video o un ricordo anche tra molti anni. Un servizio intergrato a disposizione, dal 2016, di chi utilizza la Banca Alpi Marittime, che ne sta preparando uno spin-off dedicato all’eredità digitale, è eLegacy, che potrebbe essere collegato alle compagnie assicurative. Invece Don’t Share, start-up italiana partita nel 2016, si presenta come una polizza per assicurare la sfera emotiva. E’ uno scrigno digitale dove sono inseriti i contenuti da lasciare ai propri cari. In molti Paesi si offre, all’interno del “pacchetto” per il funerale, anche lo streaming del rito funebre. In Italia invece la Fondazione Memories di Milano, lavora al progetto “il Giardino dei Sentieri” per offrire uno spazio che contenga l’urna cineraria del defunto e un database digitale di ricordi virtuali.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)