Alcuni ricercatori dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr hanno trovato i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale dell'Alzheimer, grazie all'uso di modelli di algoritmi d'intelligenza artificiale che simulano delle funzioni del cervello umano.
Ci sono due modi per usare l'intelligenza artificiale per studiare il cervello: 1) metodo bottom-up, che elabora dati acquisiti; 2) metodo top-down, il quale parte da una teoria scientifica e, grazie ai dati raccolti, permette lo sviluppo di modelli utili a verificare ipotesi.
Con quest'ultimo metodo da qualche anno è stato creato un laboratorio su malattie degenerative, Parkinson, Alzheimer, e patologie come la depressione.
Unire insieme diversi dati ha permesso di individuare un malfunzionamento della dopamina, un neuromodulatore importante per l'apprendimento e la prontezza delle risposte, che potrebbe essere correlato allo sviluppo dell'Alzheimer. Secondo altre scoperte è un altro neuromodulatore, la noradrenalina, ad essere legato alla stessa patologia. Poi sono stati collegate queste due ipotesi con altri dati riguardanti la memoria e la parte motoria ed è stato applicato il metodo top-down per ottenere un modello matematico. In questo modo l'IA ha ottenuto una specie di fotografia dell'inizio della malattia.
Ora gli studi del settore si stanno implementando sempre più, e nei prossimi anni l'IA sarà applicata anche in letteratura, filosofia, psicologia, che consentiranno soluzioni sempre più creative.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)