Mantenere una vita sessuale attiva in età avanzata è una realtà che si sta via via affermando anche se resta un tabù per le persone più attempate sia riguardo a se stessi che alle persone loro vicine. La sessualità è più facilmente accettata dai 60/70enni. Si nota una evoluzione: i baby-boomers che arrivano alla pensione sono una generazione che si è costruita intorno alla sessualità più libera. Essi segnano una linea di demarcazione rispetto alle generazioni precedenti sia per il numero che per quanto rappresentano.
Il pensionamento può rappresentare un vantaggio per la vita di coppia: si hanno più tempo e disponibilità, meno stress, i figli sono ormai grandi. Ma ci sono coppie che conservano una visione molto normativa, e all'antica, per cui la menopausa della donna può segnare la fine della vita sessuale, come se gli estrogeni fossero gli ormoni del desiderio. Certamente il pensionamento può in alcuni casi rappresentare un appesantimento della vita di coppia, soprattutto quando viene a mancare uno spazio proprio che invece andrebbe sempre mantenuto.
Con il progredire dell'età le condizioni fisiche evolvono e la sessualità ha bisogno di più tempo, di una maggiore stimolazione, dei preliminari. In molti casi è la paura del fallimento che determina la diminuzione o la scomparsa del rapporto di coppia, piuttosto che i limiti fisici. La personale rappresentazione della vecchiaia gioca un ruolo nella volontà di mantenere vivo il rapporto sessuale. Non esiste un'età in cui la sessualità non deve più essere esperita. La vecchiaia può funzionare come una liberazione dai diktat dell'organismo. Si entra allora in una sessualità di relazione dove il piacere dell'uno e dell'altro diventano una forma di libertà.
(Sintesi redatta da: Laura Rondini)