La continuità nella relazione di cura allunga la vita. Che si tratti del medico di famiglia o di uno specialista, un rapporto terapeutico duraturo è associato a una significativa riduzione della mortalità per tutte le cause. A metterlo in luce è una ricerca del St Leonard’s Practice di Exeter e dell’University of Exeter Medical School appena pubblicata sulla rivista British Medical Journal Open che ha passato in rassegna ben 700 studi sul tema della continuità delle cure, pubblicati dal 1996 al 2017. Gli autori della ricerca hanno individuato 22 studi che mettevano in relazione la continuità nella frequentazione di uno stesso medico con il rischio di morte. Si tratta di studi condotti in nove paesi (tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Corea del Sud e Israele) con culture differenti e sistemi sanitari molto diversi tra loro. In 18 di questi studi, e cioè in oltre l’80% dei casi, la continuità nelle cure appare associata ad una significativa riduzione della mortalità per tutte le cause. Uno degli studi, ad esempio, mostra che i pazienti che erano stati sottoposti ad intervento chirurgico per cancro del colon-retto avevano una probabilità doppia di morire entro un anno se cambiavano chirurgo in caso di riammissione.
(Fonte: tratto dall'articolo)