Dopo una diagnosi di tumore alla prostata non aggressivo, in alternativa alla radioterapia o all’intervento, si può seguire il programma di sorveglianza attiva: un test del Psa ogni tre mesi, un controllo dall’urologo ogni sei e una biopsia alla fine dell’anno. Un’agenda di visite mediche che però non viene vissuta con ansia; all’Istituto nazionale Tumori di Milano, da dove è partito il progetto, solo l’1,1% dei pazienti ha lasciato la sorveglianza per questo motivo. Il programma non ha limiti di età, anche perché si è visto che per questo tipo di tumore non c’è il rischio di maggiore progressione per i più giovani, anzi, di solito gli under 60 restano più a lungo in sorveglianza. Ogni paziente viene seguito da un’équipe multidisciplinare, dove ci debbono essere l’urologo, l’oncologo radioterapista.e, specialmente all’inizio, il psico-oncologo che può aiutare il paziente a vedere i pro e i contro delle varie possibilità e scegliere la strada migliore per lui.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)