Lockdown per fasce d’età, questo il monito lanciato da Senior Italia FederAnziani dopo un approfondimento dei dati dell’ISS relativi allo studio condotto su 5.047 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. I dati forniti dall'ISS fanno riferimento alla data del 4 Novembre, dai quali risulta che: sono soltanto 1.793 su 39.052 i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai sessant’anni, mentre gli over 60 sono 37.259, ovvero il 95,4% del totale, di cui il 43,4% donne (16.181) e il restante 56,6% uomini (21.078). L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARSCoV-2 è 80 anni. Il numero medio di patologie osservate è di 3,5; sul totale dei decessi presi in considerazione dall’Istituto superiore di sanità, il 96,6% del campione aveva una o più patologie pregresse: il 64,4% del campione aveva tre o più patologie, il 19,1% due patologie e il 13,1% una sola patologia. Soltanto il 3,4% del campione era privo di patologie.
"Per questo è necessario un lockdown per fascia di età oppure, qualora ciò fosse impossibile, una mappatura dei soggetti fragili e massima attenzione nei loro confronti, concentrando tutte le risorse sugli over 60 con almeno una patologia, dato che i pazienti con almeno una o più patologie rappresentano il 96,6% dei decessi nel campione del recente studio condotto dall’ISS sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS.COV-2 in Italia".
"Questi dati ci spingono a lanciare un monito – dichiara Roberto Messina, Presidente Nazionale Senior Italia FederAnziani – o bisogna mettere in campo un lockdown per fasce d’età e patologie, oppure in subordinata occorre mappare i cittadini con più patologie, contattarli, sensibilizzarli sull’importanza di proteggersi perché sono loro che in caso di infezione rischiano la vita maggiormente, mentre un messaggio di allarme generalizzato senza analisi delle fasce d’età rischia di essere disorientante e controproducente. È fondamentale che i nostri anziani non interrompano le cure ordinarie, in questi difficili mesi in cui abbiamo visto sospesi tanti percorsi terapeutici, perché la sospensione delle terapie e le lacune nella presa in carico dei pazienti cronici polipatologici non possono che aggravare la situazione esistente".
(Sintesi redatta da: Righi Enos)