Prima che la pandemia sconvolgesse la vita di tutti, Claudia Cisaro, 49 anni, ex bocconiana, si occupava di aerostati. Con l’azienda di famiglia fondata dal papà a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, realizzava mongolfiere per eventi, pubblicità e ricerche scientifiche. «Riprenderemo, ma nel frattempo ci rendiamo utili» dice con il sorriso.
Claudia è l’ideatrice delle stanze degli abbracci per gli ospiti delle case di riposo: strutture protettive di plastica che permettono ad anziani e parenti di stare insieme in sicurezza. «Durante il primo lockdown, una persona della mia famiglia è stata ricoverata in una Rsa. In un mese ha potuto incontrare solo uno di noi, con un vetro a impedire qualsiasi contatto fisico. Una grande sofferenza per tutti».
Cosa c’entrano le mongolfiere con le protezioni anti Covid? «Sono entrambe di poliuretano, una plastica elastica, morbida, che resiste a condizioni estreme. Per esempio, l’abbiamo usata per costruire un dirigibile acquistato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche per le rilevazioni ambientali al Polo Nord. L’intuizione? Capire che quel materiale era perfetto per realizzare una parete trasparente e facile da sanificare, che garantisce il contatto tra 2 persone in totale sicurezza. A quel punto abbiamo escogitato una duplice soluzione: applicarla alle cornici delle porte o inserirla in un tunnel a doppio ingresso, che ricorda i gonfiabili dei bambini».
L’idea le è venuta parlando con la responsabile di una struttura di accoglienza, con la conferma che molti ospiti parlavano con i loro cari solo attraverso le videochiamate. Un problema enorme, perché tanti ricoverati soffrono di patologie come il morbo di Alzheimer, che limita la percezione dell’ambiente esterno: quando non possono vedere di persona un figlio o un coniuge, tantomeno toccarlo, si sentono abbandonati.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)