Il blocco delle attività dovute al coronavirus ha fatto registrare una riduzione media nell'inquinamento dell'aria, in aprile, fino al 17%. Questo secondo i dati emersi da una ricerca effettuata su 69 nazioni pubblicata su «Nature Climate Change».
In Italia si è arrivati ad un calo massimo delle emissioni del 27,7%. Purtroppo con la ripartenza di dati stanno tornando nella norma. Ma, come testimoniano anche due recenti studi, uno svedese e uno americano, la qualità dell'aria è prioritaria per la salute.
Lo studio svedese conferma il legame diretto tra inquinamento e salute cerebrovascolare, per cui l'esposizione allo smog aumenta il rischio di sviluppare demenza. Il team ha seguito per 11 anni 3 mila adulti con un'età media di 74 anni a Stoccolma. Pur avendo un livello medio di inquinamento minore del limite europeo e americano, è emerso che il rischio di demenza aumenta e che l'effetto dell'inquinamento sulle capacità cognitive è mediato dagli effetti vascolari. Infatti quasi il 50% dei casi di demenza da inquinamento era dovuto a ictus. L'inquinamento è neurotossico, quindi produce danni al cervello maggiori di quanto si credesse, ed è associato alla comparsa di danni cerebrali e di una maggiore incidenza di declino cognitivo e neurodegenerazione.
Le particelle di particolato, inalate, passano dai polmoni al sangue, devastando l'organismo, compreso il cervello, che viene raggiunto anche dalle particelle inalate dal bulbo olfattivo. Anche il lavoro americano un maggiore deterioramento cognitivo e un più rapido declino a causa dell'esposizione all'aria di cattiva qualità. La comunità scientifica sta quindi sollevando la questione se i limiti imposti per legge sull'inquinamento siano sufficientemente bassi da proteggere la salute delle persone».
L'inquinamento è un fattore di rischio per l'Alzheimer e per le malattie neurodegenerative ed è quindi urgente agire su questi fattori.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)