Per memoria di lavoro (o a breve termine) intendiamo un tipo di memoria che impieghiamo spessissimo, ma che, purtroppo, può essere danneggiata da alcune malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer. Da un recente studio – effettuato dall’Università di Boston e pubblicato su Nature Neuroscience – emerge che il declino della memoria di lavoro legato all’età può essere inibito con una stimolazione elettrica non invasiva del cervello. Gli autori della ricerca, Robert Reinhart e John Nguyen, hanno dimostrato infatti che uno specifico ritmo di oscillazione di questa stimolazione elettrica transcranica è in grado d’interagire positivamente con la corteccia temporale e prefrontale. Questi promettenti risultati potrebbero servire da base sperimentale per ulteriori ricerche sulle cause neurofisiologiche dei deficit di memoria e in prospettiva per interventi terapeutici non invasivi finalizzati a rallentare il declino cognitivo negli anziani.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)