A causa dell’emergenza Covid-19 le attività fisiche, sociali e cognitive sono ridotte e la maggior parte degli anziani trascorre la propria giornata in solitudine e in maniera passiva. Sono questi comportamenti che mettono a repentaglio la salute mentale.
A sostenerlo è uno studio condotto dal laboratorio Laserc (Epidemiologia e Ricerca Clinica), nell'ambito dell'attività di ricerca in neuroscienze e neuroriabilitazione della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma.
Il team di ricerca si è basato sull’analisi dei comportamenti di 128 persone volontarie, appartenenti alla fascia d’età over-60.
Dallo studio è emerso come il lockdown abbia determinato cambiamenti rilevanti negli stili di vita di queste persone. Di fatto oltre 1 persona su 3 ha ridotto i livelli di attività fisica e il 70% ha riferito un aumento della sedentarietà. Circa 1 anziano su 3 ha modificato anche la propria dieta quotidiana. Il 35% ha riferito un aumento del peso.
I partecipanti si sono lamentati principalmente delle restrizioni legate alle proprie relazioni sociali, anche se l'11% ha riferito di essere ancora impegnato in attività sociali, come l'incontro con altre persone nel rispetto della distanza di sicurezza o la partecipazione a incontri di gruppo su piattaforme online.
Circa 1 persona su 5 ha ridotto anche i comportamenti attivi, come cucire, ricamare, lavorare a maglia, dedicarsi ad attività artistiche, bricolage o giardinaggio.
Il 60% si dedica alle attività ricreative passive come guardare la tv o ascoltare la radio.
La riduzione dei contatti sociali crea un enorme disagio psichico che si manifesta attraverso stati di ansia, sbalzi d’umore repentini, sino a sfociare nella depressione. Studi scientifici sostengono che, al contrario, poter contare su una rete sociale fatta di amici e familiari offrirebbe numerosi vantaggi fisici e cognitivi per gli anziani, stimolando il livello di attenzione, migliorando la concentrazione e le capacità di memoria.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)