La “Fase 2”, per molti di noi iniziata il 4 maggio 2020 dopo 55 giorni di quarantena, per qualcuno non è ancora iniziata per molti degli anziani ospiti delle case di riposo, e nemmeno per i loro figli e i loro nipoti, che da pochissimi giorni hanno ricominciato, in maniera contingentata, a rivedere i propri cari.
Dal 4 maggio, le visite nelle RSA sono ufficialmente consentite, ma l’uscita dal lockdown per queste si è rivelata lenta e complessa e richiede, oltre a un grande sforzo per riorganizzare l’attività di ingresso dei familiari, di capire che cosa sia successo in questi “Il sistema delle case di riposo non ha funzionato, non ha protetto i nostri anziani, ha evidenziato tutti i suoi limiti e va riprogettato” ha affermato nella conferenza stampa del 16 giugno scorso Alessandro Azzoni, presidente di “Felicita – Associazione per i diritti nelle RSA”. Le RSA, pensate con logiche di massa, vanno assolutamente riviste: bisogna ricominciare da servizi territoriali e di assistenza domiciliare, va riaffermata la centralità dell’essere umano, della persona e delle cure. Inoltre si è vissuto il problema Covid come un problema sanitario inteso come ospedaliero, dimenticando che un problema sanitario è, in realtà, socio-sanitario ovvero sia degli ospedali, dove si trattano le fasi acute e più gravi della malattia, sia di tutta la rete dei servizi dell’assistenza territoriale e a domicilio.
(Sintesi redatta da: Mamini Marcello)