Perché gli ospiti delle case di riposo positivi al Covid-19 vengono raramente ospedalizzati?
Metà dei decessi registrati in Ticino risulta essere proprio nelle strutture per anziani. Lì sono curati bene?
Il dottor Roberto Malacrida di Bellinzona, spiega: “Dapprima, vorrei evidenziare il concetto di ‘triage’ che viene svolto in un contesto di guerra o catastrofe. Ora, durante questa crisi sanitaria dovuta al Covid-19, il Ticino non ha dovuto operare in regime di ‘triage’ che avrebbe razionato i mezzi escludendo taluni pazienti dalle cure”. E ciò anzitutto “perché, con sforzi e risultati eccezionali, si sono triplicati i letti di cure intensive”.
Un secondo motivo è che “le stesse case di riposo sono state in grado di assistere con un’elevata qualità di cura i loro ospiti”.
Una prima statistica “indica per i pazienti molto anziani un tasso di mortalità da Covid-19 pari al 30%, sia che restino nelle case di riposo, sia che vengano curati all’ospedale. Ciò dimostra che la qualità delle cure fornite è identica nei due ordini di strutture sanitarie”.
Inoltre è stato accertato che “il Covid-19 non consente una sopravvivenza oltre il 50% negli ultraottantenni. Dopo pochi giorni di cure intense, muoiono”.
In questo contesto di elevata mortalità, annota Malacrida, va allora considerato il concetto di ‘triage’, che “cerca di combinare il beneficio dato al singolo paziente molto anziano, il quale va preferibilmente curato nella casa di riposo, rispetto al beneficio per la collettività”. Questo porta a una conclusione che rappresenta anche una risposta agli interrogativi riportati all’inizio: “Il trasferimento in ospedale non comporta una sopravvivenza diversa”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)