Tutta la categoria dei “soggetti fragili” presenta un rischio maggiore di mortalità se viene infettato dal virus Sars-CoV-2.
Sul report dell'Istituto Superiore di Sanità, diffuso lo scorso 21 luglio, si legge che l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni. Il 43,5% sono donne e presentano un’età più alta rispetto agli uomini (donne 85 anni-uomini 80 anni).
Con l’avanzamento della campagna vaccinale, poi, l'età media dei decessi ha cominciato a scendere: 74 anni nella 1° settimana di luglio 2021 e i 72 anni nella 2° settimana di luglio 2021. Questa riduzione è verosimilmente conseguenza dell’effetto protettivo delle vaccinazioni nella popolazione più anziana cui è stata data priorità.
Le persone decedute dopo aver contratto il Covid-19 sono andate incontro a diverse complicanze, prima fra tutte l’insufficienza respiratoria, seguita da danno renale acuto, sovra infezione e danno miocardico acuto. La maggior parte delle vittime (67,4%) presentavano 3 o più patologie pregresse.
Tra le patologie più rischiose, la prima è l'ipertensione arteriosa, comunemente conosciuta come pressione alta, una condizione molto diffusa nella popolazione adulta di entrambi i sessi (30%). Tra le altre patologie cardiovascolari che possono favorire l’aggravarsi della malattia ci sono poi la cardiopatia ischemica, la fibrillazione atriale, lo scompenso cardiaco e l'ictus.
Pare quindi, dall’analisi di questi risultati, che i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere più suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 e alle sue complicanze, pur essendo stati vaccinati.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)