Secondo uno studio pubblicato sul Western Journal of Nursing Research, i pazienti trattati con luce blu-verde manifestano miglioramenti nel decorso dell'Alzheimer. Chi ha ricevuto il trattamento infatti sembrava più sveglio e vigile, più competente verbalmente. Mostrava inoltre una migliore capacità nel riconoscere, ricordare e nella coordinazione motoria. In generale, poi, anche lo stato d’animo risultava migliore.
La cromoterapia, secondo lo studio della dottoressa LuAnn Nowak Etcher - una delle autrici principali -, può essere usata come terapia non farmacologica per curare sintomi dell’Alzheimer quali il cosiddetto sundowning. Si tratta di un fenomeno molto frequente nelle persone affette da questa forma di demenza in grado di peggiorare i sintomi della malattia al tramonto del sole, quando si fa buio. Se la persona soffre di depressione, apatia o mostra disinteresse per ogni attività che le viene sottoposta, un rimedio utile potrebbe essere l’esposizione ad una luce calda, arancione o gialla. Questi colori fanno bene ai nervi e al cervello, stimolandoli. Il rosso, invece, è da usare con più moderazione ed è indicato solo in stanze dove è richiesta un’attività più “intensa”.
Quando invece si ha a che fare con persone agitate, aggressive o addirittura violente, andrebbero esposte a luci dalle tonalità fredde, come il blu e il viola, che hanno doti calmanti, rallentando l’attività cardiaca. Per questo i colori freddi sono indicati anche nelle camere da letto, perché favoriscono il sonno, mentre un colore come il rosso potrebbe causare nervosismo e ansia.
Il verde, rappresenta il punto centrale della scala cromatica, è invece il migliore colore terapeutico, perché ha un effetto riequilibrante.
I colori dunque presentano una funzione ulteriore rispetto a quella estetico-decorativa. Possono suscitare calma, ma anche reazioni apprensive. Devono quindi essere scelti attentamente in base alla funzione della sala che si andrà ad “arredare”.
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)