Secondo una ricerca del Yonsei University College of Medicine (Corea) guidato da Jiesuck Park, recentemente pubblicata sulla rivista Heart, misurare l'osteoporosi nelle donne non serve solo per prevenire il pericolo di fratture, ma anche per valutare il rischio cardiovascolare. La ricerca ha coinvolto oltre 12.600 pazienti di età compresa tra i 50 e gli 80 anni sottoposte a mineralometria ossea nell'ambito dello screening per l'osteoporosi effettuato dal Seul National University Hospital. Sono stati valutati i più comuni parametri di rischio cardiovascolare quali l'ipertensione, il diabete, l'ipercolesterolemia e l'obesità attraverso la misurazione della massa corporea. Tutte le pazienti sono state seguite periodicamente per nove anni, periodo durante il quale circa il 4 % delle donne ha sviluppato una sindrome vascolare acuta (infarto miocardico o ictus cerebrale). Si è registrata dinque una significativa correlazione tra alterazioni della mineralometria ossea e danno vascolare sia come infarto o ictus che come mortalità.

Ma quali sono i meccanismi che legano osteoporosi e arteriosclerosi? Indubbiamente l'infiammazione cronica e l'aumento dello stress ossidativo giocano un ruolo importante sia nella perdita di massa ossea che nell'arteriosclerosi, e questo comune fattore patogenetico può contribuire al contemporaneo sviluppo delle due patologie. Inoltre, anche la perdita di alcuni ormoni, in particolare gli estrogeni, determinanti sia nella regolazione del metabolismo osseo che di quello lipidico, può spiegare la correlazione tra i due fenomeni. Infatti, mentre nell'uomo l'accumulo dei grassi avviene in maniera costante già a partire dalla giovane età, nelle donne la formazione delle placche aterosclerotiche inizia proprio nel periodo della menopausa. Questo è un vantaggio dovuto a quella sorta di scudo protettivo fornito dagli estrogeni, gli ormoni femminili. Da qui l'importanza di pensare anche al cuore nel momento in cui si fa un test per controllare lo stato delle ossa.