Dall’assessorato regionale alla sanità assicurano che nulla cambierà rispetto al passato; ma il futuro appare tutt’altro che certo per gli oltre 30mila non autosufficienti che risiedono in Piemonte. Con l’anno nuovo, infatti, diviene effettiva la sentenza con cui il Consiglio di Stato ha stabilito che le prestazioni fornite da badanti, caregiver e assistenti domiciliari non debbano rientrare - perlomeno in territorio sabaudo - tra quelle garantite dalla legge sui Livelli essenziali d’assistenza (lea): vale a dire che a rimborsarle, d’ora in poi, non saranno più le Asl, ma il welfare gestito dai Comuni. L’impressione, in effetti, è che in Piemonte si sia giocata una partita che potrebbe segnare il destino di anziani e disabili di tutto lo Stivale. Secondo l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, nulla cambierà per le famiglie, i cui assegni verranno coperti “con fondi delle Politiche sociali per il primo semestre 2016”; dopodiché, se la Regione riuscisse a venir fuori dal piano di rientro sottoscritto per ripianare il deficit sanitario, Saitta intende ridestinare “l’intero capitolo di spesa a carico della Sanità”. Resta da vedere, inoltre, come reagiranno i comuni piemontesi, spesso già sfiancati da tagli e deficit, alla richiesta di Saitta di un “maggiore sforzo economico” per la copertura degli assegni. E non va certo meglio sul fronte dei ricoveri nelle comunità assistenziali: al netto dei due milioni promessi dalla Regione, le liste d’attesa hanno continuato a gonfiarsi fino a toccare quota 32mila anziani; molti dei quali è verosimile moriranno senza aver ottenuto un posto letto, restando dunque totalmente a carico delle famiglie. Quelle stesse famiglie che, prima o poi, rischiano di trovarsi a pagare di tasca loro anche le cure domiciliari.
(Fonte: tratto dall'articolo)