Circa il 40% dei piemontesi over 65 ha una malattia cronica grave, che è il tipo di patologia in aumento a livello mondiale per l’allungamento della vita, che diventa fonte di difficoltà e a volte di disperazione per i malati e per le loro famiglie. Il Piano nazionale delle cronicità attivo in Piemonte è pensato proprio per poter garantire assistenza adeguata e costante ai malati e ai “care givers”. I problemi sono molti, visto che le patologie legato all’invecchiamento sono caratterizzate dalla progressiva perdita dell’autosufficienza. Il primo punto del Piano è il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, anche perché l’idea principale è di lasciare agli ospedali le urgenze e i casi di alta specializzazione, e di gestire attraverso l’assistenza territoriale la cura delle malattie croniche. Le maggiori proposte del paino riguardano un aumento della domiciliarità, con il supporto delle nuove tecnologia (dalla teleassistenza domiciliare al teleconsulto specialistico), la realizzazione di reti assistenziali, la centralità del ruolo dei medici di famiglia, la riorganizzazione operativa degli ospedali e dei distretti, l’elaborazione di piani di cura personalizzati per i pazienti, percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali integrati ospedale-territorio e omogenei a livello regionale. Diventa così centrale il ruolo del medico di famiglia, che individuerà per ciascun paziente un percorso diagnostico. Questo comporterà un aumento di lavoro ed un bisogno di supporto per la categoria dei medici di famiglia, che chiedono come primo aiuto gli assistenti di studio. La prima fase sperimentale del Piano terminerà nel 2019, sono già comunque state istituite a Torino quattro “comunità di pratica” all’interno di altrettante aziende sanitarie che dovranno elaborare i modelli di cura da utilizzare sul territorio regionale.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)