Sono stati ben 328 i pazienti accolti presso la Apsp Beato de Tschiderer di Trento che hanno partecipato al progetto di sperimentazione per le “cure intermedie”: una sperimentazione partita nel luglio del 2017 e che, dopo 10 mesi, è ormai giunta al termine, ottenendo dei risultati decisamente incoraggianti. Per cura intermedia, più che del trattamento medico stesso, si intende generalmente un contesto in cui i pazienti possano passare al massimo una trentina di giorni dopo l’uscita dall’ospedale e prima del rientro a casa. Un contesto più favorevole per il recupero psicofisico del paziente che permetta il recupero della sua stabilità clinico-assistenziale e della maggiore autonomia possibile, l’apprendimento e lo sviluppo della capacità di autocura da parte del paziente e dei familiari ed infine la predisposizione del domicilio in vista del rientro. Questa tipologia di assistenzialità si svolge in strutture a basso livello di cura, gestite dai servizi territoriali e con un assistenza prevalentemente di tipo infermieristico per permettere al paziente il recupero psicofisico in un contesto intermedio tra la sua casa e l’ospedale, evitandogli così ricoveri più lunghi di quanto necessario ed allo stesso tempo “decongestionando” le strutture ospedaliere.Elemento determinante per l’accoglienza di pazienti in questa sperimentazione, ha spiegato la coordinatrice del progetto Simona Sforzin, è stata la disponibilità ed il desiderio da parte del paziente e della sua famiglia a rientrare nel proprio domicilio, come dimostrano le percentuali dei pazienti in uscita dopo i 17,5 giorni di degenza media nella struttura: il 91,5% di loro è tornato a casa. Gli esiti di questa sperimentazione sono evidenti e  saranno dati a breve il via libera per ampliarla: alcuni luoghi sono già stati individuati e pronti a partire velocemente come Tione, Mezzolombardo e Borgo, quando i lavori saranno terminati, mentre altri luoghi verranno individuati in futuro.