L’aumento della sopravvivenza media, con l’incremento della cronicità e della comorbidità, rendono necessario impostare un sistema efficace di cure palliative. La relazione sull'argomento, presentata al Senato della Repubblica nel 2017 (G. Scaccabarozzi), ipotizza un incremento delle persone con bisogno di cure palliative tra il 25% ed il 47% al 2040, concentrato fra gli over 85. Una indagine a cura di Kaiser Family Foundation registra, nel 2016, la preferenza del 61% degli intervistati a morire a casa, contro il 10% in ospedale, l’1% in hospice ed il 2% in casa di riposo. I dati Istat(Archivio“Cause di morte”), diffusi a gennaio 2018, mostrano che le attese sono in gran parte insoddisfatte. Solo il 39,6% dei decessi del 2015 è avvenuto in casa, il 42,6% in ospedale, il 5,7% in un hospice, il 9,2% in una RSA (Residenza sanitaria assistenziale). Il restante 2,8% dei decessi è avvenuto per strada, nel luogo di lavoro o in carcere. I dati sulle differenze territoriali evidenziano che al Sud si muore più frequentemente in casa (58,6%) rispetto al Centro-Nord (30,7%). Circa i decessi di ultraottantenni, dal confronto internazionale su 13 Paesi, emerge che l’Italia si trova al secondo posto dopo il Messico. Rispetto alla Francia facciamo registrare una percentuale superiore una volta e mezzo. Siamo al doppio rispetto agli Stati Uniti e alla Cecoslovacchia, al triplo rispetto a Inghilterra, Belgio e Olanda.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)