La Fondazione Gimbe in base al monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza attraverso il nuovo sistema di garanzia da parte del ministero della Salute, afferma che se da un lato aumentano le regioni “promosse” nelle cure assistenziali, una su tre (quasi tutte al Sud) non riesce a garantire un livello minimo di cure. Nel 2021 sono salite da 11 a 14 le regioni che hanno superato l’esame dei Lea: al primo posto c’è l’Emilia Romagna seguita da Toscana, provincia autonoma di Trento, Lombardia e Veneto, mentre nel Mezzogiorno solo Abruzzo, Basilicata e Puglia raggiungono la sufficienza ma con i punteggi più bassi.
Rimangono inadempienti 7 Regioni: Campania, Molise, provincia autonoma di Bolzano e Sicilia con un punteggio insufficiente in una sola area, Sardegna con un punteggio insufficiente in due aree, Calabria e Valle d’Aosta insufficienti in tutte e tre le aree.Dal 2020 la “griglia Lea” è stata sostituita da 22 indicatori Core del nuovo Sistema di garanzia (Nsg), suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. In ogni area le Regioni possono ottenere un punteggio tra 0 e 100 e vengono considerate adempienti se raggiungono almeno 60 punti in tutte le tre aree.
Il punteggio totale enfatizza ulteriormente il gap Nord-Sud: infatti, nei primi 10 posti si trovano 6 regioni del Nord, 4 del Centro e nessuna del Sud, mentre in fondo alla classifica si collocano, ad eccezione della Valle D’Aosta, solo regioni del Sud. Inoltre, secondo il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, sottolinea Gimbe, le materie per le quali sono necessari livelli essenziali di prestazioni (Lep) non possono essere trasferite dallo Stato alle Regioni prima della definizione stessa dei Lep, al fine di garantire in tutto il territorio nazionale un livello di prestazioni minime, evitando che il trasferimento di competenze alle più ricche Regioni del Nord determini un peggioramento dei servizi per i cittadini del Sud.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)