L’ingresso nella Legge di Bilancio all’esame delle Camere di un provvedimento ad hoc per cercare di dare attuazione alla legge 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore – esemplare sulla carta quanto ancora assai carente in fase operativa – potrebbe essere una svolta, se le Regioni prenderanno sul serio l’importante novità alle viste.
I fatti dicono che in Commissione è passato un emendamento (numero 21.047) che introduce una piccola ma sostanziale integrazione all’articolo 5 della legge 38, dove al comma 4 – a manovra approvata – si leggerà che le Regioni presentano entro il 30 giugno di ciascun anno un piano di potenziamento delle cure palliative al fine di raggiungere entro il 2028 il 90% della relativa popolazione.
Il monitoraggio è affidato ad Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) che lo realizza a cadenza semestrale. La presentazione del piano e la relativa attuazione costituiscono adempimento regionale ai fini dell’accesso al finanziamento integrativo del Servizio sanitario nazionale a carico dello Stato. In pratica, per incentivare l’attuazione di un così imponente «piano di potenziamento » verrebbe introdotto un meccanismo che condiziona l’erogazione di fondi sanitari regionali alla sua effettiva «presentazione» e «attuazione».
Un provvedimento a costo zero per lo Stato ma che ha il potenziale di disincagliare finalmente il nostro Paese dalle secche in cui dal 2010 era finito alla voce “terapie contro il dolore”, come auspica Domenico Menorello, ispiratore dell’emendamento con l’iniziativa del network di 90 associazioni cattoliche che si riconoscono nell’Agenda “Sui tetti”.
La rete associativa aveva scritto a tutti i parlamentari il 27 novembre facendo presente che «l’incremento delle cure palliative dipende da maggiori risorse, ma anche dalla assegnazione di un adeguato grado dipriorità alle stesse da parte dell’attuale organizzazione dei Sistemi sanitari regionali, come dimostrano le Regioni più virtuose per tale profilo».
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)