Due studi pubblicati su riviste scientifiche – da Jennifer Temel nel 2010 sul The New England Journal of Medicine e da Joseph Greer nel 2016 sul Journal of Palliative Medicine – analizzano il problema della sopravvivenza dei pazienti e della loro qualità nel "fine vita".
È emerso che nelle fasi terminali dell’esistenza, grazie al coinvolgimento precoce del team di cure palliative e l’utilizzo al meglio delle terapie di supporto rispetto al solo trattamento chemioterapico, si è registrata non solo una riduzione dei sintomi depressivi e un miglioramento della qualità di vita ma anche un risparmio in termini economici, oltre 100 dollari al giorno. In questo scenario, soprattutto con l’approvazione di farmaci innovativi ad altissimo costo in campo oncologico, andrà posta grande attenzione al rapporto rischi-benefici di queste cure, che spesso sono applicate anche in fase preterminale a scapito della stessa qualità di vita.
Si evidenzia inoltre una prospettiva in cui le cure palliative risultano poco convenienti per il sistema produttivo, ma di notevole beneficio per le persone ammalate. Questo dato aiuta forse meglio a comprendere la scarsa volontà di attuare le indicazioni già presenti a livello legislativo che sostengono la necessità dell’utilizzo delle cure palliative, non solo nelle ultime fasi dell’esistenza e per i soli malati oncologici. Questa specifica attenzione dovrebbe iniziare con un lavoro multidisciplinare, tipico delle cure palliative, sin dagli esordi di una malattia importante o all’avvicinarsi della stagione dell’invecchiamento. Quadro ulteriore da non dimenticare è la formazione adeguata sul tema delle cure palliative pediatriche.
La grave mancanza sino a oggi – con la sola eccezione di quanto realizzato in sinergia tra Statale di Milano e Istituto nazionale dei Tumori di Milano – è la non presenza in ambito accademico di professori incaricati di svolgere questo servizio e preparare i futuri medici, infermieri, l’intera équipe a svolgere questo compito. La beffa sarebbe trovare professori incaricati di svolgere questi compiti abitualmente lontani dai reparti di degenza. In questo come in tutti i settori occorrono professionisti realmente impegnati sul campo, che portano anche sulle cattedre universitarie quanto apprendono ogni giorno, condividendo la propria esperienza con i pazienti. Ciò è chiesto anche rispetto all’insegnamento dell’attenzione alla dimensione spirituale, fortemente richiamata proprio delle cure palliative.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)