Un documento redatto dal Ministero della Salute ha presentato i 5 cinque pilastri del piano inviato a Bruxelles per spendere i fondi messi a disposizione dal Recovery Fund, così da cambiare il modello di Sanità.
Un ruolo cruciale del nuovo assetto è rappresentato dalle "Case della Comunità", che riuniranno in un’unica struttura di quartiere i medici di famiglia, gli specialisti, gli infermieri e gli assistenti sociali. La struttura, attrezzata con punto prelievi, macchinari diagnostici per gli esami e le infrastrutture informatiche del caso, insieme al team multidisciplinare, dovrà offrire assistenza dalle 8 alle 20. Il servizio notturno sarà garantito dalla presenza della guardia medica e si accederà in ospedale solo per una malattia grave o un intervento chirurgico.
Per ricoveri brevi e per pazienti a bassa intensità di cura, ci si rivolgerà all’Ospedale di Comunità: una struttura a gestione prevalentemente infermieristica, da 20 posti letto fino ad un massimo di 40. E ancora: le cure domiciliari. Il numero dei pazienti seguiti a casa va portato dai 701.844 di oggi ad oltre 1,5 milioni, in modo da garantire l’assistenza ad almeno il 10% della popolazione over 65 più bisognosa. Oggi è seguito il 5,1%.
Verranno istituite anche le cosiddette "Centrali operative territoriali" (Cot). La loro funzione è di coordinamento dei vari servizi territoriali, sostenendo lo scambio di informazioni tra gli operatori sanitari e facendo da punto di riferimento per i familiari caregiver.
Infine, il punto sui medici di famiglia. Oggi sono dei liberi professionisti convenzionati: vuol dire che il loro lavoro è disciplinato da accordi collettivi sottoscritti dalle rappresentanze sindacali e dalla Conferenza Stato-Regioni. L’accordo in vigore prevede che lo studio debba essere aperto 5 giorni a settimana, e il numero di ore dipende dal numero di assistiti: va dalle 5 ore settimanali fino a 500 pazienti, alle 15 per 1.500 assistiti, numero massimo consentito. L’Europa chiede di rivedere le loro regole d’ingaggio, perché l’intero progetto rischia di schiantarsi senza il coinvolgimento forte del medico di famiglia che porta il suo ambulatorio all’interno delle Case della Comunità. Il nodo più spinoso che dovrà affrontare il ministro della Salute Roberto Speranza sarà dunque quello di decidere se farli diventare dipendenti del servizio sanitario nazionale o trasformarli in un ibrido.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)