Giovanna esce ogni mattina verso le 11 e rientra verso mezzanotte. Esce dal polmone d’acciaio che le consente di respirare da 59 anni e ci rientra per dormire, ormai abituata a quel rumore sordo e costante. Esce per essere trasportata da un elevatore a un metro di distanza, sul suo letto. In una camera piccola, che si allarga incredibilmente per accogliere amici in visita. Aveva dieci anni quando la poliomielite le ha dato come indesiderato compagno di vita il polmone d’acciaio. Con serenità straordinaria la 69enne genovese sta distesa sul letto di giorno, attaccata al respiratore, e di notte nel cilindro metallico persone che l’assistono giorno e notte.“Le mie giornate non sono mai uguali”, dice con un sorriso, lo sguardo fisso sulla persona che le parla. Nella sua fragilità, appare granitica e in pace con se stessa. A causa del suo diaframma fuori uso, Giovanna ha bisogno di quel macchinario ingombrante per poter respirare. Modello 1963, le è affezionata e lo trova migliore di un nuovo tipo che le avevano proposto: è abituata così, ad avere quel collare con la gomma piuma a tenuta stagna intorno al collo Muove a fatica una sola mano, con cui riesce a scrivere al pc, usare il telefono e anche WhatsApp.
(Fonte: tratto dall'articolo)