Nell’ambito del progetto Second Skin appena concluso, il gruppo di ricerca di Ingegneria Medica dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, ha messo a punto un nuovo sistema di misurazione personale della temperatura.
“I nuovi sensori wireless, privi di batteria – spiega l’Ateneo – si presentano come comuni cerotti che racchiudono al loro interno una sonda di temperatura delle dimensioni di un granello di sabbia ed una sottile antenna per la trasmissione wireless del dato misurato e di un codice identificativo univoco. Il sistema permette quindi di monitorare molti utenti in pochi secondi senza commettere errori di corrispondenza dato/paziente”.
Nel recente articolo scientifico pubblicato in questi giorni su IEEE Sensor Letters, gli autori hanno dimostrato che il sensore Second Skin è in grado di riprodurre l’accuratezza di un termometro elettronico ascellare con tempi di lettura di pochi secondi.
II dispositivo potrà essere prodotto su grandi volumi ad un costo indicativo di 1 euro e potrà essere indossato per un periodo compatibile con il tempo di adesione di un comune cerotto medicale.
Il sensore può essere interrogato da un lettore portatile delle dimensioni di un portachiavi, pilotato da uno smartphone, oppure da un lettore fisso integrabile in un varco.
Gli esperimenti condotti su un set di volontari sani hanno dimostrato – prosegue l’Università di Tor Vergata – che il dispositivo non è influenzato dalle condizioni ambientali di misura (caldo, freddo, umido...), come invece accade per molte altre tecniche attualmente in uso, garantendo quindi una maggiore affidabilità.
L’abbinamento automatico dato-utente permette inoltre di ricostruire i contatti in relazione agli stati febbrili. Una memoria interna riscrivibile consente di registrare l’ultimo dato termico rilevato, il suo valore massimo e minimo.
Le applicazioni possibili riguardano il controllo automatico degli accessi in ambienti ospedalieri e lavorativi, RSA, aree commerciali e scuole.
Il sensore potrà inoltre trovare utilità anche nel monitoraggio remoto dei pazienti, che potranno essere seguiti nelle cure e nel processo di guarigione direttamente dalle proprie abitazioni, riducendo il sovraffollamento dei reparti ospedalieri.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)