L'aumento della popolazione anziana e il calo della natalità hanno un effetto, spesso poco approfondito, sul trasferimento dei patrimoni familiari.Tra il 2010 e il 2016 il numero medio di figli per donna in Italia è sceso da 1,34 a 1,26. Nel 2045-50 la quota di over 65 supererà un terzo della popolazione totale. Con più vecchi e meno figli aumenterà in modo esponenziale il numero delle famiglie senza eredi. Nei prossimi 15 anni un quinto del patrimonio delle famiglie italiane (oggi stimato ad oltre 9.500 miliardi di euro) passerà di mano per morte dei detentori. Ma più di un terzo di questa ricchezza non sarà trasmessa ad eredi diretti, perché non ce ne saranno.
La struttura delle famiglie e i cambiamenti sociali richiedono di ripensare i meccanismi che regolano il trasferimento generazionale della ricchezza. In Italia il regime delle successioni si basa su una tassazione molto bassa (tra il 4% e l’8%), che discrimina poco tra gradi di parentela e non differenzia molto tra piccoli e grandi patrimoni.
Cambiando il trattamento fiscale, troppo favorevole dei lasciti ereditari rispetto ai redditi da lavoro, si potrebbero liberare alcune di queste risorse per il terzo settore e migliorare gli interventi nel welfare. Questa in sintesi la proposta: senza toccare il diritto dei genitori di aiutare i figli, o i propri congiunti più diretti, l’imposta di successione può essere aumentata (solo per i gradi di parentela più distanti, dal terzo in poi) fino a raggiungere un’aliquota massima del 50%. Nel caso i lasciti vengano destinati a finalità sociali, l’aliquota applicata potrebbe invece essere quella minima. Basterebbe una maggiore progressività e un intervento sui trasferimenti a soggetti con legami di parentela più lontani per aumentare di due o tre volte le risorse filantropiche rimesse in circolo nel Paese.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)