La prima volta che Nerina Peroni ha sfiorato la tastiera di un pianoforte aveva solo tre anni. La Seconda guerra mondiale non era ancora finita e a lei e a sua sorella Wallì, sotto la guida attenta della madre Rina, toccava il compito di allietare i pomeriggi dei torinesi sfollati a Ciriè. L’amore per la musica ha accompagnato tutta la sua vita e le ha anche permesso di incontrare suo marito, Nicola Bosio, nella classe di canto del Conservatorio di Torino. Ma si è interrotto bruscamente una ventina di anni fa. Prima il trasloco in una casa più piccola, poi la vendita dei due pianoforti e infine una lunga serie di «vicissitudini» familiari che le hanno fatto passare la voglia di suonare. Giovedì scorso, però, a 81 anni — e a oltre 24 dal suo ultimo concerto — Nerina è salita sul palco di Grinzano di Cervere, in provincia di Cuneo, per aprire una delle serata dell’«Anima Festival». Senza tradire un minimo di emozione, si è esibita dopo un gruppo di break dance, mandando in visibilio il pubblico con le note del Minuetto di Ignacy Paderewski. Da un anno Nerina vive nella casa di riposo «Chianoc» di Savigliano e, durante i mesi di lockdown, un’infermiera le ha messo a disposizione una piccola pianola. «È stata una sorpresa, come ritrovare un amore perduto — confessa —. Pensavo che fosse tutto sopito e devo dire grazie a quell’angelo che mi ha riconosciuto e mi ha convinto a tornare a suonare. La musica è stata la più grande fonte di gioia della mia vita e sono stata fortunata, perché mi hanno pagato per fare ciò che mi piaceva».
(Sintesi redatta da: Linda Russo)