Si è chiusa la prima fase delle due sperimentazioni che utilizzano staminali embrionali per trattare le malattie neurodegenerative.
Il professor Angelo Vescovi, direttore scientifico dell’Ircca Casa Sollievo della Sofferenza e di Revert (la onlus che si occupa di incentivare questo tipo di ricerca), che ha condotto lo studio, spiega da dove vengono prelevate queste cellule.
“Preleviamo un frammento di 1 centimetro quadrato dal tessuto cerebrale di un feto deceduto per cause naturali al quale viene poi data sepoltura. Semprechè sia stato dato il permesso per una biopsia, altrimenti non si può procedere. Da tale frammento estraiamo le cellule cerebrali e le purifichiamo, istruendole a moltiplicarsi. Dopo la moltiplicazione in laboratorio, queste cellule mantengono caratteristiche e proprietà stabili. Queste cellule non presentano problemi etici perché appunto prelevate da feti deceduti per vie naturali. Nel caso delle embrionali, invece, si produce un embrione in vitro per poi distruggerlo”.
La sfida futura sarà trasformare un’entità vivente – la cellula – in un farmaco e allargare l’applicazione di questo metodo ad altre malattie come il Parkinson.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)