Una ricerca dell'Università di Bologna promossa dalla cooperativa Società Dolce di Bologna traccia le traiettorie di cura degli anziani nel post pandemia, concentrandosi sul territorio della provincia di Rimini e con un focus particolare su post ictus, fratture di anca o femore e Alzheimer. Nel dettaglio la ricerca evidenzia: per il post ictus occorre tra i vari interventi potenziare i servizi intermedi tra ospedale, cra e famiglia, dando centralità al Nucleo di continuità Nucot; potenziare i posti letto accreditati, ma anche "destigmatizzare" la malattia.
Per il post frattura serve "maggiore flessibilità a domicilio" e maggiore comunicazione sulla prevenzione" per esempio i tappetini possono essere pericolosi. Occorre anche stabilizzare la patologia ed evitare "ritardi culturali" che portano i reparti a limitarsi nell'attività allo specifico ambito di competenza. Infine l'Alzheimer per il quale occorre puntare sul supporto a familiari, domiciliarità, integrazione nei servizi e tra Istituzioni e associazioni.
La pandemia ha pesato su questa malattia, in particolare per via dell'isolamento dai familiari, portando a un acceleramento della demenza oppure a individuarne in ritardo i primi sintomi. Mettendo sotto stress anche i caregiver, per i quali servono nuove rete virtuali di sostegno e gruppi di auto aiuto. Così come gli operatori. In provincia sono attivi per l'Alzheimer, nel distretto nord due centri d'incontro cui partecipano 74 persone e tre caffè con 73 partecipanti; nel distretto sud tre centri d'incontro con 94 partecipanti e tre caffè con 59, per un totale di 300 persone coinvolte. Sono diversi inoltre, conclude, sia i progetti nei centri che a domicilio, tra laboratori, sostegno e riabilitazione.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)