Un gruppo di ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), è riuscito a chiarire - grazie all'impiego di un modello d’Intelligenza Artificiale in grado di simulare alcune funzioni del cervello umano - i meccanismi alla base dello sviluppo iniziale della malattia di Alzheimer.
Alcuni studi, infatti, condotti presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l'Irccs Fondazione S. Lucia di Roma e l’Università di Sheffield (UK) avevano, recentemente, mostrato come il malfunzionamento di una piccola area situata in profondità nel cervello, l’area tegmentale ventrale (VTA), potesse essere uno dei primissimi eventi associati alla malattia di Alzheimer.
Secondo gli studiosi, il lavoro ha consentito di chiarire "come la degenerazione iniziale della VTA alteri a cascata la funzione di altri circuiti neuro-modulatori causando, inizialmente, sintomi simili alla depressione (tipici delle prime fasi della malattia) e favorendo, in seguito, l’accumulo di proteine neurotossiche che caratterizza la malattia (placche extra-cellulari di Beta-amiloide e grovigli intracellulari della proteina Tau), con conseguente distruzione di neuroni in aree del cervello funzionali alla memoria e ad altre funzioni cognitive”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista “Journal of Alzheimer’s Disease”, apre una nuova strada alla diagnosi precoce e allo sviluppo di terapie da attuare nella fase iniziale della malattia, per riuscire a rallentare, se non addirittura a bloccare, la degenerazione di aree del cervello coinvolte nella produzione e nell'utilizzo della dopamina.
(Fonte: tratto dall'articolo)