Il declino cognitivo è una patologia sempre più connessa al cuore perché è stata dimostrata una correlazione evidente con i fattori di rischio cardiovascolari. Prima tra tutti c'è quello dell’ipertensione, la cui presenza nell’età giovane-adulta si associa ad un aumentato rischio di demenza nell’età avanzata. È stato confermato dagli studi messi in evidenza durante la XXXVIII edizione del congresso "Conoscere e Curare il Cuore", organizzata dalla Fondazione Centro Lotta Contro l’Infarto svoltosi nei giorni scorsi al Firenze.
Recentemente i risultati dello studio Systolic Blood Pressure Intervention Trial Memory and Cognition in Decreased Hypertension (SPRINT MIND) hanno fornito un nuovo e più vigoroso supporto all’ipotesi di una possibile prevenzione della demenza attraverso un efficace trattamento dell’ipertensione arteriosa, producendo la prima convincente dimostrazione dell’efficacia della terapia antipertensiva nel prevenire il declino cognitivo senile.
Anche l’obesità è fattore di rischio del declino cognitivo. Pure i fumatori sono esposti da un lato, ad un aumentato rischio di demenza e, dall’altro, ad una aumentata probabilità di morire prima dell’età in cui più frequentemente la demenza si sviluppa, aspetto quest’ultimo che inevitabilmente rappresenta un bias interpretativo della relazione tra fumo e rischio di demenza. Inoltre, nel corso degli ultimi anni un crescente interesse è stato rivolto dalla letteratura scientifica all’ipotesi che i disturbi del sonno possano condizionare un aumentato rischio di sviluppare sia eventi cardiovascolari che demenza.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)