Emerge, dall’annuale rapporto dell’Associazione internazionale sulla malattia di Alzheimer (Alzheimer’s disease, AD) che ad oggi non ci sono cure per questa malattia ma, con l’assistenza palliativa, si può dare ai pazienti la possibilità di vivere meglio e preservare il più possibile le capacità mentali residue, senza pretendere ciò che non possono più fare e senza ferirne la dignità. Sono molto importanti le misure psicosociali, come disegno e pittura, se il malato è in grado di apprezzarle. Nel rapporto si sottolinea anche l’importanza di arrivare a diagnosi precoci, anche per risparmiare sui costi sanitari e dei farmaci. La diagnosi si basa sull’anamnesi e viene confermata dall’ipotrofia dell’ippocampo nelle risonanze magnetiche, tipico della AD iniziale, mentre la presenza di placche amiloidi e di tau nel cervello, a qualunque età e livello di malattia, non ha significato diagnostico. Poiché manca una cura, la ricerca si è sviluppata verso la prevenzione, a cui è dedicato il rapporto della The Lancet Commission del 2017, che fornisce una sintesi di studi retrospettivi e prospettici su ciò che può evitare o mitigare la demenza. Gli studi fatti suggeriscono che fare esercizio fisico, niente fumo, poco o niente alcol, dieta sana, colesterolo nella norma, peso corporeo nei limiti, controllo della pressione arteriosa, cura della depressione e del diabete aiutano a prevenire molti malanni, tra cui la demenza. Le persone che hanno un basso livello culturale sono più a rischio perché meno informate sui rischi che comportano stili di vita inadeguati. Anche i problemi auditivi, che comportano isolamento che aggrava la depressione, possono essere precursori dell’Alzheimer. La sola osservanza delle regole elementari per una buona salute porterebbe ad una diminuzione del 35% del rischio di demenza.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)