Oltre alle nuove diagnosi di demenza, lo scorso anno in Emilia-Romagna sono state effettuate 6.142 diagnosi di “Mild Cognitive Impairment” (Disturbo Neurocognitivo Minore), una condizione di “rischio” che dev’essere attentamente monitorata per la sua possibile evoluzione in demenza.
Ogni anno, i 62 Centri per i disturbi cognitivi e le demenze presenti sul territorio regionale registrano mediamente contatti con oltre 84.000 persone, tra prime visite e controlli.
Tra le strutture accreditate (sia residenziali sia diurne) ci sono 13 Nuclei residenziali dedicati a questo tipo di patologia e 9 Centri diurni, cui si aggiungono i posti disponibili nelle oltre 320 Case residenza per anziani non autosufficienti e nei 200 Centri diurni per anziani non autosufficienti.
Sempre nel 2019 è stata garantita l’assistenza farmacologica a 10.762 persone con demenza, con 10.883 consulenze specialistiche di tipo psicologico, assistenziale, legale e tecniche per adattamento degli ambienti domestici.
In tutta la regione sono attivi più di 50 Caffè Alzheimer, con circa 3 mila partecipanti: luoghi informali che offrono stimolazione cognitiva, attività di socializzazione per i malati e opportunità per chi li assiste di confrontarsi con persone che vivono la stessa esperienza.
Tutte azioni sviluppate maggiormente nei Centri d’incontro (o “Meeting Center”) che rappresentano una risposta soprattutto nelle prime fasi della malattia (già attivati 7 progetti in regione), quando i servizi tradizionali sono troppo impegnativi per i malati ma al tempo stesso è necessario offrire un sostegno finalizzato al mantenimento delle abilità, alla socializzazione e all’inclusione sociale e offrire informazioni/supporto ai caregiver.
I Centri per i disturbi cognitivi e demenze possono avere sede anche all’interno delle Case della salute, punto di riferimento del territorio per l’accesso alle cure primarie.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)