La diagnosi accurata dei diversi tipi di demenza è complicata e spesso non viene ottenuta nelle fasi precoci della malattia. Mancano infatti strumenti diagnostici pratici e specifici. Inoltre, i sintomi clinici delle diverse condizioni spesso si sovrappongono. Una diagnosi precisa è fondamentale oggi per gestire il paziente (per esempio alcuni farmaci possono essere benefici in alcuni casi ma portare al peggioramento di altre condizioni) e per selezionare i partecipanti ai trial clinici, ma lo sarà anche nel futuro con l’avvento dei farmaci modificanti la malattia.
Un team internazionale guidato da Barbara Borroni dell’Università di Brescia ha presentato in uno studio un nuovo algoritmo per la diagnosi della demenza. In particolare, l’algoritmo si basa su alcuni biomarcatori del sangue e del liquido cerebrospinale.
I pazienti che potrebbero trarne vantaggio devono poter essere identificati il prima possibile così da evitare il danno e la perdita neuronale irreversibile associata, tra l’altro, al declino cognitivo. Nonostante i biomarcatori del liquido cerebrospinale per la malattia di Alzheimer (la tipologia più comune di demenza) abbiano avuto un impatto sulla diagnosi di demenza, è stata di recente dimostrata una loro bassa specificità, il che ha spinto a identificarne di nuovi, come quelli di nuova generazione, che si basano sull’uso di campioni di sangue.
L’algoritmo sviluppato permette la diagnosi della malattia di Alzheimer basandosi proprio sull’analisi dei campioni di sangue, meno invasiva rispetto a quella che utilizza i campioni di liquido cerebrospinale. Poiché però la maggior parte dei biomarcatori non è ancora disponibile nei laboratori clinici, l’algoritmo non può per ora essere applicato nella pratica clinica giornaliera.
«I nuovi biomarcatori consentiranno una diagnostica di nuova generazione rivoluzionaria. Inoltre, verranno accelerate le attuali procedure diagnostiche. Questo diminuirà il burden (il carico, ndr) sui pazienti e sui loro parenti stretti, se possiamo fornire una diagnosi precisa anziché un’incertezza prolungata alle famiglie», ha affermato il primo autore Eino Solje, dell’University of Eastern Finland in Finlandia.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)