Fiutare il Parkinson a fior di pelle. Ecco il futuro della diagnosi di Parkinson precoce secondo i ricercatori dell’Università di Manchester.
Il team di esperti ha sviluppato un «naso elettronico» per scovare i segnali spia della malattia presenti nel sebo della cute.
Il progetto, chiamato NoseToDiagnose, è ispirato all’incredibile capacità olfattiva di Joy Milne, ex infermiera scozzese che per prima ha notato come i malati di Parkinson emanino un particolare odore muschiato.
Questo odore aumenta di intensità con l’avanzare della malattia. Grazie al suo fiuto da segugio, i ricercatori britannici hanno identificato le molecole responsabili di questo fenomeno e hanno addestrato il loro dispositivo a riconoscerle.
Sapremo qualcosa di più della sua efficacia entro il 2022, quando dovrebbero essere conclusi i test sui pazienti.
Nel frattempo anche in Italia si è fatta strada l’ipotesi di future diagnosi «a pelle» della malattia neurodegenerativa. Ne parla lo studio pubblicato sulla rivista Brain dall’Università Statale di Milano.
I ricercatori hanno collaborato con il Centro Parkinson dell’Ospedale Gaetano Pini-CTO e con la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson.
Gli scienziati hanno scoperto che le terminazioni nervose nella cute dei pazienti presentano degli aggregati di alfa-sinucleina, la proteina difettosa che solitamente si accumula nel cervello a causa del Parkinson. Questi aggregati potranno essere utili per diagnosticare e monitorare i pazienti nel tempo con una semplice biopsia della pelle, ma non solo. La loro presenza rafforza anche l’ipotesi che il Parkinson insorga alla periferia del sistema nervoso. Solo in un secondo momento si propaga al cervello, scatenando gli effetti che conosciamo.
(Fonte: tratto dall'articolo)