Diete di scarsa qualità in età avanzata aumentano il rischio di fragilità. Questi i risultati di uno studio olandese sul rapporto tra dieta e fragilità nella popolazione anziana ha indagato uno studio olandese.
I ricercatori – guidati da Linda Milou Hengeveld, della Vrije Universiteit di Amsterdam – hanno seguito per quattro anni 2.154 anziani statunitensi tra i 70 e gli 81 anni.
All'inizio dello studio tutti classificati come “robusti” (senza problemi cognitivi o problemi di fragilità fisica) o “pre-fragili” (con uno o due sintomi di fragilità). Nell'arco di tempo considerato, 277 partecipanti sono diventati fragili. All'interno del campione considerato, le persone con diete di scarsa qualità hanno fatto registrare quasi il doppio delle probabilità, rispetto alle altre, di diventare fragili mentre, una dieta di media qualità è stata associata a un rischio di fragilità del 40% più elevato.
Per considerare fragile un soggetto i ricercatori olandesi hanno verificato la compresenza di almeno tre dei seguenti problemi di salute: perdita di peso involontaria di oltre il 5% del peso corporeo nell'ultimo anno; debolezza della presa della mano o troppo dolore alle articolazioni per completare questa valutazione; fatica quotidiana; bassa velocità di camminata e inattività fisica.
Gli studiosi hanno concluso che la prevenzione della fragilità probabilmente dipende dal tipo di proteina (che può essere animale o vegetale) assunta dall'anziano con l'alimentazione. Anche se non è il maggiore apporto proteico che impedisce lo sviluppo di fragilità, tuttavia, per mantenere la massa muscolare e la forza negli anziani, è necessario un adeguato apporto proteico.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)