Nel nostro modo di parlare nei termini che utilizziamo ogni giorno, spesso si insinua il germe di una difficoltà che accomuna molti: la difficoltà nel considerare le persone anziane ancora e del tutto adulte, interlocutori coi quali ci si deve rapportare in modo assolutamente paritario. Pensiamo a come ci esprimiamo parlando delle nostre normali attività: «Domani, Giulia, andremo a fare shopping assieme?»; riferendoci a un bambino potremmo dire «Più tardi accompagnerò Filippo alla partita di calcio».Se provate però a far caso alle espressioni comunemente utilizzate riferendosi a persone anziane, noterete che spesso vengono utilizzate espressioni quali: «Domani porterò mia madre a fare la spesa». Ma attenzione, nella scelta di questo termine è implicito, anche se involontario, un disallineamento dei soggetti in gioco, passiamo dall’andare con, che usiamo per i rapporti paritari, al portare, che, secondo la Treccani, sta per: reggere, sostenere su di sé un oggetto (o un peso qualsiasi), di solito mentre si compie un movimento, e quindi spostando o trasferendo l’oggetto stesso da luogo a luogo. Per la stessa identica ragione, ovvero per una difficoltà nel riconoscere nell’interlocutore anziano una parità nel dialogo, avviene con una certa frequenza che durante delle visite per accertamenti sanitari, il medico si rivolga in prima istanza, non tanto alla persona direttamente interessata, quanto a chi l’ha eventualmente accompagnata.
(Fonte: tratto dall'articolo)