Circa il 20-25% della popolazione italiana soffre di dolore cronico con picchi del 60% sopra i 65 anni. A quasi 10 anni dall’approvazione della legge 38/2010 manca ancora approccio interdisciplinare e uniformità di applicazione. Il dolore cronico è una condizione clinica invalidante scaturente da un insieme di fattori differenti e correlata a molteplici patologie. Si caratterizza per essere duraturo nel tempo, accompagna spesso l’evoluzione di diverse malattie, ad esempio oncologiche, reumatologiche, neurologiche o muscolo-scheletriche, e può essere correlato ad ulteriori stati di malessere psico-fisico, quali depressione e ansia. “Da anni”, precisa Marco Lacerenza, neurologo esperto in neurofisiologia e terapia del dolore in Humanitas San Pio X, “per dolore cronico si intende un dolore che dura da più tre mesi mentre nel passato si parlava di oltre 6 mesi”. La sua natura profondamente soggettiva e complessa, fatta di componenti sensoriali ed emotive, lo porta ad essere spesso sottovalutato sia dai pazienti che dagli operatori sanitari, rimanendo a lungo non gestito e impattando in modo significativo sulla qualità di vita di coloro che ne soffrono e su quella dei loro caregiver e familiari.
(Fonte: tratto dall'articolo)