Secondo uno studio della Banca Mondiale sono solo sei i Paesi nel mondo che garantiscono a uomini e donne pari diritti: si tratta di Belgio, Danimarca, Francia, Lettonia, Lussemburgo e Svezia.
Lo studio ha raccolto una serie di dati lungo 10 anni in 187 Paesi. Sono stati così monitorati gli indicatori che misurano la parità di diritti per uomini e donne ed è stato possibile mettere a punto un indice che assegna a ogni paese un punteggio da 0 a 100, dove 100 indica il massimo livello in termini di riduzione delle differenze di genere. L'Italia si posiziona al ventiduesimo posto, con un punteggio di 94,38, uno dei dati peggiori in Europa, seguita da Ungheria, Germania, Cipro e Slovenia.
Alle discriminazioni per genere spesso purtroppo si aggiungono quelle legate all’età. Per analizzare questi ed altri dati, Valore D - associazione che promuove l’equilibrio di genere sul posto di lavoro - e Università Cattolica di Milano, hanno condotto la ricerca Talenti senza età, donne e uomini over50 e il lavoro.
La ricerca è stata svolta in 36 aziende associate a Valore D e ha coinvolto 12.746 dipendenti tra i 50 e i 70 anni (63,6% uomini, 36,1% donne). Ne è emerso che nell’inquadramento lavorativo esiste una sostanziale disparità di genere, confermando così la persistenza del cosiddetto soffitto di cristallo, ovvero l’impedimento per le donne nel raggiungere posizioni apicali, fenomeno ancora molto radicato nel nostro Paese.
Oltre alle discriminazioni per genere, le donne percepiscono in maniera leggermente superiore la presenza di discriminazioni legate all’età, situazione che le porta a sentirsi sotto doppio attacco: il 40% percepisce infatti alti livelli di discriminazione su entrambi i fronti.
La percezione di essere discriminati per età aumenta nelle aziende in cui i dipendenti over 50 sono in minoranza o in maggioranza, mentre si attenua quando esiste equilibrio numerico tra dipendenti over e under 50, in situazioni quindi che offrono un maggiore equilibrio intergenerazionale. Anche la discriminazione per genere aumenta nelle organizzazioni in cui le donne sono presenti in numero minore.
Dati che confermano le positività connesse agli ambienti lavorativi inclusivi e rappresentativi delle diverse componenti della società.