È una terapia ormonale “antinvecchiamento”, una fonte di benessere per le donne in menopausa e un trattamento essenziale per uomini e donne con deficit ipofisario, surrenalico e/o gonadico. Eppure, il deidroepiandrosterone o DHEA oggi è un farmaco "proibito".
Il Decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 1° giugno 2021 dal Ministero della Salute di concerto con il Ministero dello Sport, su proposta della Commissione di Vigilanza antidoping, ne vieta la preparazione galenica a uso sistemico. Resta possibile solo la prescrizione topica e la preparazione galenica di gel o crema. Alla base del divieto soprattutto il timore che venga utilizzato come doping per il suo effetto anabolizzante essendo un precursore del testosterone, oltre che degli estrogeni e del progesterone, con un effetto trofico sul muscolo.
Ma c'è l’appello congiunto della Società Italiana di Endocrinologia (SIE) e della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (SIGO) in una lettera al Ministro della Salute Roberto Speranza, in occasione del 41° Congresso Nazionale che si tiene a Roma dal 14 al 17 luglio. Ginecologi ed endocrinologi chiedono che sia possibile una nota in deroga perché il DHEA possa continuare a essere prescritto alle persone con una documentata carenza di questo ormone, in analogia alla buona pratica clinica per la carenza di qualunque altro ormone.
“Chiediamo al Ministro Speranza di considerare che proibire la somministrazione dell’ormone DHEA, senza permettere una necessaria reintegrazione da parte degli specialisti in caso di documentata carenza, costituisce un grave danno per la salute di molti italiani, perché il calo della produzione di DHEA è inevitabile e consistente soprattutto nelle donne in menopausa, nelle quali può essere utile a ritrovare più salute e più benessere", hanno dichiarato il presidente SIE Francesco Giorgino, e il presidente SIGO Antonio Chiantera, in collaborazione con Annamaria Colao, presidente Eletto SIE, e Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano.
(Fonte: tratto dall'articolo)