I due terzi del totale della vittime in Spagna erano ospiti delle residenze protette. Nella sola regione di Madrid ci sono stati più di 6mila i decessi con sintomi compatibili con il Covid-19, tanto che la Procura ha aperto qui 80 delle 200 inchieste.
E anche ora, a fine epidemia, si continua a morire nelle Rsa. El Pais, in un articolo del 5 giugno, rivela come nelle e-mail inviate il 22 marzo, dall’assessore alle Politiche sociali della Comunità di Madrid, Alberto Reyero (Ciudadanos) al collega alla Sanità, Enrique Ruiz Escudero, (Pp), veniva contestato il protocollo inviato alle Rsa e nei centri per disabili regionali. Conteneva infatti l’ordine di escludere dai ricoveri negli ospedali gli anziani con grado tre di dipendenza. Cioè coloro che avevano bisogno di aiuti più volte al giorno o in maniera continua, quindi il gruppo più numeroso.
Nelle e-mail Rayero avvertiva che in questo modo «molti residenti moriranno in maniera indegna», e metteva in guardia sui rischi penali. A questo ed altri messaggi l’assessore alle Politiche sociali non ha ottenuto risposta, anche se dalla versione finale del protocollo fu rimossa la discriminazione dei disabili.
Il 27 marzo Reyero è stato esautorato dalla gestione dei centri socio sanitari dalla governatrice Isabel Diaz Ayuso. L'assessore alla Sanità Escudero il 5 giugno ha ammesso che il protocollo fu inviato «per errore». L'epidemia ha comunque messo in evidenza le carenze strutturali ed organizzative delle Rsa. Il partito dei Podemos ha presentato in Parlamento una mozione per rivedere il metodo di gestione di gerontocomi e centri per invalidi, per «promuovere un sistema pubblico, universale, di qualità e di gestione diretta o in collaborazione, mediante diverse formule, con il Terzo settore o la comunità».
Senza, escludere la nazionalizzazione.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)