Uno studio condotto presso la Rush University di Chicago, ha messo in correlazione i flavonoli, antiossidanti che si trovano nei pigmenti di frutta e vegetali, tra cui il tè, con la diminuzione del rischio di contrarre L’Alzheimer. La ricerca è durata circa 6 anni, durante i quali sono stati mappati più di 900 anziani, cercando di collegare alimenti e bevande consumati con l’insorgere o meno della malattia. I soggetti sono stati divisi in 5 gruppi, e nella loro dieta è stato introdotto il flanovolo. Quelli nel gruppo con un’età media di 81 anni e che ne avevano ingerito la maggior quantità, avevano il minor rischio di ammalarsi. L’ammontare medio di consumo di flavonolo è di circa 16-20 milligrammi al giorno e il gruppo più anziano consumava una media di 15,3 milligrammi al giorno. Delle 186 persone che componevano il gruppo più alto, 28 (pari al 15%), hanno sviluppato l’Alzheimer, in confronto alle 54 (pari a30%), delle 182 persone del gruppo più basso. I risultati sono rimasti gli stessi anche dopo che i ricercatori avevano identificato altri elementi che tradizionalmente sono considerati a rischio, come diabete, attacchi di cuore e pressione sanguigna alta. Lo studio inoltre ha diviso i flavonoli in 4 gruppi: isorhamnetina, kaempferolo, myricetina, quercetina che sono stati monitorati singolarmente, arrivando alla conclusione che chi faceva largo consumo di isorhamnetina aveva il 38% in meno di possibilità di sviluppare l’Alzheimer. Quelli con un alto consumo di kaempferolo, invece, avevano il 51% di probabilità in meno. Infine, chi faceva grande consumo di myricetina aveva solo il 38% in meno di possibilità di essere incline alla demenza. Gli autori hanno affermato che, anche se i dati raccolti non provavano un collegamento diretto tra i flavonoli e l’Alzheimer, tuttavia riconoscevano gli effetti benefici degli antiossidanti sulle cellule celebrali.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)