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Filippi Vittorio

Due domande sull’invecchiamento

www.neodemos.it, 28-04-2020

Lo spartiacque storico dell’inizio della vecchiaia e della cosiddetta terza età si sta convenzionalmente spostando dai 65 ai 75 anni.
Lo ha proposto di recente la Società di geriatria (SIGG) per la quale “un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa e un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980. Sulla stessa scia si è posto l’Office for National Statistics britannico. Se la tendenza è questa, si pongono allora due domande fondamentali. La prima riguarda la qualità di questo maggior numero di anni di vita attesi e la seconda concerne gli effetti del cambiamento climatico su questa nuova longevità.

Più anni di vita ma vissuti come?

L’invecchiamento presenta anche il suo lato oscuro portando con sé un carico sempre maggiore di patologie croniche,comprese quelle disabilitanti. È quanto emerge dallo studio annuale del Global Burden of Disease, che analizza le patologie valutandone la prevalenza, l’incidenza e le età interessate per 328 cause in 195 Paesi fin dal 1990. L’Italia sotto questo profilo sembra stia peggiorando e lo confermano anche i dati aggiornati sugli anni vissuti con disabilità o in cattiva salute (i cosiddetti YLDs -Years Lived with Disability) in base al cui indice ci avviciniamo, nella Penisola, all’ultimo trentennio di vita vissuto in tali condizioni.

C’è un altro fattore che peggiora la qualità dell’invecchiamento ed è la solitudine, conseguenza delle trasformazioni demografiche e culturali che in questi ultimi decenni hanno reso le famiglie più piccole, più destrutturate e sicuramente meno capaci di micro-welfare domestico. Lo ha confermato l’Istat nel suo Rapporto annuale 2019, per il quale gli over 65 che vivono soli sono passati in un ventennio dal 25,0 al 28,7% (quasi 1 su 3) mentre  “1.229.000 di essi riferiscono di non avere alcuna rete di relazioni sociali esterna alla famiglia (9,1 per cento di questa fascia di età)”.

E l’ambiente? Come influisce sull’invecchiamento?

Molti studi individuano nel cambiamento climatico un nuovo, rilevante fattore di rischio per la salute e per la longevità di un popolo. A causa del cambiamento climatico, le fasce più vulnerabili delle popolazioni (anziani con pluripatologie che vivono in grandi aree urbane) sono esposte a rischi più elevati in molte regioni del mondo. In questo scenario l’Europa ed il Mediterraneo orientale sono regioni molto a rischio e ciò si deve probabilmente proprio alla popolazione più anziana e longeva che vive nelle congestionate aree urbane di queste aree del mondo. 

(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)

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Autore (Cognome Nome)Filippi Vittorio
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2020-04-28
Numero
Fontewww.neodemos.it
Approfondimenti Onlinewww.neodemos.info/articoli/due-domande-sullinvecchiamento/
Subtitolo in stampawww.neodemos.it, 28-04-2020
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)
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Filippi Vittorio
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Parole chiave: Ambiente Analisi comparative Benessere Dati statistici Longevità